Betty Bee, SAGG Napoli
NACQUERO A NAPOLI IMPROVVISANDOSI: MODELLE - CAMERIERE - MANICURISTE - ARCIERE - MOTOCICLISTE - SCASSACAZZO - PAZZE - ARTISTE - COMPAGNE E SCOMPAGNE.
curated by Milovan Farronato
07/04/24 - 07/06/24
via Gasparotto 4, Milano
ITA
Tassativamente more. Anzi mora una, bruna l’altra.
Scapigliata per poetica la prima di nascita, liscia come una linea retta la seconda. I natali di entrambe sono partenopei. Per una radicati sulla scogliera di Posillipo dove ha trascorso anche i mesi di resilienza della recente Pandemia, mentre l’altra appartiene a quel materiale ematico che protrude nel lume del vaso della grande arteria brulicante di Via Foria e dei suoi labirintici dintorni, dove tuttora risiede.
Per entrambe dimora, familiarità e legami parentali sono un groviglio e un eterno, implacabile ritorno. La città di Napoli le porta in gestazione da sempre.
Ora si tratta dell’incontro dei loro corpi, prevalentemente spogli di orpelli e camuffamenti. Corpi che resistono a un irrefrenabile impulso di morte che sospinge costante dalle quinte di ogni immagine. Corpi che si fanno scudo e barriera, ammonimento e sopratutto preservazione. Che riconoscono lo stesso disagio e lo sanno personificare in pose diverte. Corpi coetanei la cui rappresentazione fotografica riporta una datazione che li distanzia di trent’anni. Lasso di tempo che infuoca i rispecchiamenti in un gioco consapevole di spontanei omaggi. Betty Bee e’ oscuro presagio di SAGG Napoli o SAGG Napoli e’ un’animata resurrezione ante litteram di Betty Bee? Possibile entrambe, vera nessuna! Di certo l’una valida l’altra e guardarle allo specchio e’ un avvincente esperimento del pensiero. Immaginarle dalla prospettiva di un cannocchiale ribaltato provoca vertigine. Leggere SAGG Napoli attraverso l’esperienza di Betty Bee e rileggere Betty Bee attraverso quella di SAGG Napoli.
L’avvio, la captatio benevolentiae, e’ tuttavia affidata a un dichiarato omaggio. Due lapidi distinte e diversamente formalizzate annunciano la possibile morte di entrambe. Una recita in oro su rosa le svariate occupazioni e pre-occupazioni che Elisabetta ha vissuto e quindi interpretato tra il ’95 e il ’02 e sulle quali, con la complicità di Sofia, abbiamo dato titolo a questo incontro inaspettato ma fortemente invocato. L’altra invece la interpreta scendendo dalla parete, facendosi largo nella stanza, posizionandosi come monolite minimale, un altro vero oscuro presagio, perché SAGG e’ molto più dark di Betty e Betty e’ molto più ironica di SAGG! E su questo totem riassume il romantico epitaffio della collega in un sogghigno (o forse una smorfia) e due definitive apposizioni per sempre: artista e atleta, punto e a capo. La data di nascita e’ riportata con esattezza in SAGG, resta in bilico in Betty (il primo grande enigma), mentre quella di morte per entrambe e’ temporaneamente sospesa.
SAGG Napoli presenta poi quattro scatti, primi di un serie completa di dodici — idealmente un calendario nelle intenzioni — dove pose più o meno erotiche sullo sfondo di vari volti di Napoli la ritraggono diversamente coinvolta, a suo modo, in altre occupazioni e pre-occupazioni. Accanto ai quadro ritratti una serie di istruzioni per evacuare giornalmente quell’istinto di morte del mio incipit, quell’irrefrenabile voragine o valanga che ogni cosa potrebbe travolgere. Una forma di contenimento e di argine. Pose per questo studiate al dettaglio. Nulla lasciato al caso sotto i fuochi d’artificio del litorale, in compagnia dei corridori del Museo Archeologico, lungo la stazione di Afragola di Zaha Hadid o di fronte alle botteghe del centro. Le foto, posizionate a coppia come giani bifronte, si guardano intorno su una parete appositamente creata come Arco di Trionfo alla napoletana, a destra e sinistra, davanti e dietro del varco centrale.
Betty Bee nella stessa stanza rivisita se stessa e recupera alcuni momenti altamente iconici che vengono messi in relazione tra loro. Due elementi ricorrenti: una vasca da bagno rosa come quella lapide e un filo spinato oro come le parole di quell’epitaffio. Nella vasca stanno sia il padre nel video cult Lionetti Luigi classe 1920 e lei di spalle, rigida come le gambe di quel manichino che sputano fuori dall’acqua nello scatto di Armin Linke e sulle quali lei ha tatuato a mano lo stesso motivo spinato che tende a imprigionare i fiori carnosi dell’unico quadro in mostra. Sono imbrigliati dalla rete di un filo spinato allentato che si propaga oltre i confini del dipinto. Potrebbe sembrare una natura recisa più libera di respirare rispetto a quelle del passato, ma in vero il mazzo e’ strozzata, impiccato alla radice. E poi di nuovo lei che prende fuoco legata a un palo al di sopra degli scatti di quell’investigatore assoldato per restituirle, inconsapevolmente, un’immagine autonoma sì, ma vincolata ai concetti e ai preconcetti della stessa società che la giudicava. E per concludere un discesa statuaria dalla classica scalinata, fiera come in uno scatto di Helmut Newton, ma con le mutande calate.
Betty guarda SAGG che le ricambia lo sguardo.
ENG
Strictly brunettes. Indeed brunette one, brunette the other.
Capricious by poetics the first by birth, smooth as a straight line the second. The birthplaces of both are Parthenopean. As for one rooted on the cliffs of Posillipo where she also spent the resilient months of the recent Pandemic, while the other belongs to that blood material that protrudes into the vessel of the great swarming artery of Via Foria and its labyrinthine environs, where she still resides.
For both dwelling, familiarity and parental ties are a tangle and an eternal, relentless return. The city of Naples has been gestating them forever.
Now it is the meeting of their bodies, mostly stripped of embellishments and disguises. Bodies that resist an irrepressible death impulse that constantly pushes from the wings of each image. Bodies that make themselves shield and barrier, warning and above all preservation. Who recognize the same unease and know how to personify it in amusing poses. Bodies of the same age whose photographic representation bears a date that distances them by thirty years. Time lapse that inflames mirroring in a self-conscious game of spontaneous homage. Is Betty Bee's dark portent of SAGG Naples or is SAGG Naples an animated ante litteram resurrection of Betty Bee? Possible both, true neither! Certainly one validates the other, and looking at them in the mirror is a compelling thought experiment. Imagining them from the perspective of an upturned telescope provokes vertigo. Reading SAGG Napoli through Betty Bee's experience and rereading Betty Bee through that of SAGG Napoli.
The beginning, the captatio benevolentiae, however, is entrusted to a declared homage. Two separate and differently formalized tombstones announce the possible death of both. One recites in gold-on-rose the varied occupations and pre-occupations that Elisabetta experienced and then interpreted between '95 and '02 and on which, with Sofia's complicity, we titled this unexpected but strongly invoked encounter. The other, on the other hand, interprets her by coming down from the wall, making her way into the room, positioning herself as a minimal monolith, another true dark omen, because SAGG is much darker than Betty and Betty is much more ironic than SAGG! And on this totem she sums up her colleague's romantic epitaph in a sneer (or perhaps a smirk) and two definitive appositions forever: artist and athlete, period. The date of birth is given exactly in SAGG, remains uncertain for Betty (the first great enigma), while that of death is for both temporarily suspended.
SAGG Napoli then presents four pictures, the first of a complete series of twelve - ideally a calendar in the artist intentions - where more or less erotic poses against the background of various facets of Naples portray her differently involved, in her own way, in other occupations and pre-occupations. Next to the portrait pictures, a series of instructions to evacuate daily that death instinct mentioned in my incipit, that irrepressible chasm or avalanche that everything could overwhelm. A form of containment and embankment. Poses for this are studied in detail. Nothing left to chance under the coastal fireworks, in the company of the Archaeological Museum's runners, along Zaha Hadid's Afragola station or in front of downtown stores. The photos, placed in pairs like two-faced Janus, look around on a wall specially created as a Neapolitan-style Arc de Triomphe, left and right, front and back of the central opening.
Betty Bee in the same room revisits herself and recovers some highly iconic moments that are related to each other. Two recurring elements: a pink bathtub like that of the tombstone and a gold barbed wire like the words of her epitaph. In the tub stand both the father in the cult video "Lionetti Luigi class of 1920" and her from behind, as rigid as the legs of that mannequin spitting out of the water in Armin Linke's shot and on which she has hand-tattooed the same barbed-wire motif that tends to imprison the fleshy flowers in the only painting on display. They are harnessed by the web of loose barbed wire that spreads beyond the painting's boundaries. It might look like a severed nature freer to breathe than those of the past, but in truth the bunch is strangled, hung at the root. And then again she catches fire tied to a pole above the shots of that investigator hired to return her, unknowingly, an autonomous image yes, but bound to the concepts and preconceptions of the same society that judged her. And to conclude a statuesque descent from the classic staircase, proud as in a Helmut Newton shot, but with her panties down.
Betty looks at SAGG who returns her gaze.
Milovan Farronato