
Paris Internationale
Giorgia Garzilli e Sylvano Bussotti
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zaza’ Paris Internationale 2025
Questa presentazione riunisce opere raramente esposte di Sylvano Bussotti (1931–2021) e un nuovo dipinto
di Giorgia Garzilli (nata nel 1992), entrambi incentrati sulle fratture tra forma, identità e autorità.
Bussotti, compositore, pittore e regista d'opera, è stato una figura chiave dell'avanguardia europea. Le sue opere visive – disegni, partiture e dipinti – funzionano come sceneggiature instabili che oscillano tra notazione e figurazione, testo e gesto. Drammatizzano il desiderio, l'erotismo e la performance, abbattendo al contempo i confini disciplinari. Per Paris Internationale, presentiamo una selezione di opere su carta e dipinti provenienti dal suo lascito— mai visti prima al di fuori delle pubblicazioni dell'artista degli anni '80 e '90— l'unico mezzo con cui è stato in grado di riunire le varie parti della sua pratica multidisciplinare. Queste opere sottolineano come il suo linguaggio visivo combinasse sensualità e sperimentazione formale con una spiccata teatralità queer.
Garzilli presenta Je ne compte plus le nombre de siestes (2025), un nuovo dipinto che raffigura un meteorologo
davanti a uno sfondo planetario. La figura, sospesa tra autorità e assurdità, traduce il caos atmosferico in una narrazione lineare e televisiva, tentando di prevedere il futuro con equilibrio scientifico. In questo quadro allegorico, il meteorologo diventa un sostituto del soggetto tecnocratico occidentale: razionale ma impotente, media il disordine incarnando il declino della leadership politica e simbolica. I dipinti di Garzilli abitano questa tensione tra banalità e sublimità, mettendo in scena le contraddizioni del desiderio, dell'ideologia e della rappresentazione attraverso un linguaggio pittorico al tempo stesso preciso e dissonante. Accostando le esplorazioni radicali di Bussotti sull'immagine-partitura alle interrogazioni allegoriche di Garzilli sul potere e la rappresentazione, lo stand mette in luce due posizioni artistiche senza compromessi: una che ha ampliato il campo visivo dell'avanguardia e una che affronta il crollo delle sue promesse politiche nel presente.
ENG
This presentation brings into dialogue rarely seen works by Sylvano Bussotti (1931–2021) and a new painting by Giorgia Garzilli (b. 1992), each probing the fissures where form, identity, and authority fracture.
Bussotti, composer, painter, and opera director, was a key figure of the European avant-garde. His visual works—drawings, scores, and paintings—function as unstable scripts, oscillating between notation and figuration, text and gesture. They dramatize desire, eroticism, and performance while dismantling disciplinary boundaries. For Paris Internationale, we will show a selection of works on paper and paintings from his estate—never before seen outside of the artist’s own publications from the 1980s and ’90s—the only medium through which he was able to bring together the diverse parts of his multidisciplinary practice. These works underscore how his visual language fused sensuality and formal experimentation with a distinctly queer theatricality.
Garzilli presents Je ne compte plus le nombre de siestes (2025), a new painting depicting a meteorologist before a planetary backdrop. The figure, caught between authority and absurdity, translates atmospheric chaos into a linear, televisual narrative—attempting to predict the future through scientific poise. In this allegorical tableau, the meteorologist becomes a stand-in for the Western technocratic subject: rational yet powerless, mediating disorder while embodying the decay of political and symbolic leadership. Garzilli’s paintings inhabit this tension between banality and sublimity, staging the contradictions of desire, ideology, and representation through a painterly language at once precise and dissonant. By placing Bussotti’s radical explorations of score-image with Garzilli’s allegorical interrogations of power and representation, the booth highlights two uncompromising artistic positions: one that expanded the visual field of the avant-garde, and one that addresses the collapse of its political promises in the present.
Photo credits Agnese Bedini, Simon Rao